lunedì 29 dicembre 2014

RIQUALIFICARE L'EX MERCATO. OCCASIONE PERSA?

Il caso di cui parliamo costituisce senza dubbio un patrimonio da non perdre e da potenziare, per affiancare alla funzione originaria altre che, a differenza di quanto avvenuto fino ad oggi, rendano il luogo sempre accessibile a tutti e a servizio della cittadinanza.


Purtroppo l'immagine, scattata il mese scorso durante un giro per commissioni, crediamo sia già abbastanza triste, ma vogliamo raccontare qui la storia.

Oltre un anno fa siamo stati ricevuti in un comune della nostra provincia dal Vicesindaco, dal dirigente LL.PP ed alcuni tecnici del loro staff perchè interessati a conoscere il nostro progetto su un'area mercatale locale.
Non citeremo i protagonisti perchè non ci interessa incolpare nessuno, quanto rilevare l'ennesima scelta discutibile che peggiora il nostro territorio.

Un passo indietro.
Nel 2012 una associazione che si occupa di educazione ed accompagnamento delle coppie in attesa e/o con figli piccoli, ebbe l'idea di riqualificare il mercato locale, sottoutilizzato e poco curato, al fine di rendere l'area disponibile per attività e servizi a scopo sociale e culturale. Dopo vari incontri con le altre organizzazioni attive sul territorio e con il Comune, nel tentativo di attivare una procedura partecipata, l'associazione ci chiese di elaborare un progetto da proporre a tutti gli altri gruppi locali finalizzato alla riqualificazione e rifunzionalizzazione dell'ex mercato.
 


Dopo qualche mese, nello stesso anno, l'amministrazione comunale ebbe l'opportunità di intercettare un finanziamento regionale con un progetto mirato proprio alla riqualificazione dell'area mercatale, per finalità collettive.
Dopo l'annuncio, da parte del comune, dell'ottenimento del finanziamento regionale, l'associazione promotrice intensificò l'opera di sensibilizzazione delle altre associazioni e dei cittadini riguardo alla nuova idea. Tutti in verità si mostrarono contenti della proposta, seppure poco attivi a favore della stessa (probabilmente per divergenze politiche).
Evidentemente il nostro progetto suscitò interesse dato che a gennaio 2013 il Comune chiese un incontro con i progettisti (noi) per conoscere meglio la proposta. Sembrò un buon segnale. Anche i complimenti espressi dai presenti in quella occasione lasciavano molte speranze alla associazione promorice.


Di fatto però niente è cambiato dopo quello scambio di informazioni, se non che la grande copertura centrale, prevista originariamente in acciaio con pilastro centrale, è diventata di legno appoggiata sulle grandi tettoie ad ala esistenti.

Certo il risultato non è minimamente qualificante per l'area.
Probabilmente qualunque altro progetto sarebbe stato migliore. Magari uno dei vari che negli anni sono stati sottoposti alla amministrazione comunale. Già perchè la nostra porposta è stata la ultima di una serie di idee che i professionisti hanno fornito al Comune, il quale in passato aveva anche dichiarato di voler organizzare un concorso di progettazione per quel sito.

Un intervento di questa dimensione e con le potenzialità che esprime, sia in termini di riqualificazione urbana, sia in termini di ricaduta sociale, dovrebbe partire da una visione complessiva più ampia e organica. Interventi parziali e scollegati tra loro, perchè determinati da necessità di partecipazione a bandi di finanziamento, non possono ottenere il risultato di riqualificazione dichiarato, tant'è che questo enorme tetto in legno realizzato sopra le strutture esistenti non rispetta la dignità del luogo e della architettura mercatale preesistente.

Seppure coscienti delle difficolta degli enti pubblici nel reperire i fondi, crediamo che questa sia una opportunità persa per riqualificare dignitosamente un ex mercato che per definizione è area destinata a socializzazione, incontro e scambio. 
Giulia Bertolucci architetto


mercoledì 10 dicembre 2014

MA COS'E' QUESTA BIOARCHITETTURA?


Sempre più frequentemente sui giornali, alla tv, nei bandi di concorso, in corsi professionali e non, si parla di ecologia, sostenibilità, economie verdi, ambiente, qualità della vita. In realtà questi termini, utilizzati spesso in maniera indifferenziata ed equivalente, hanno significati ed atteggiamenti diversi e si rifanno magari a vere e proprie scuole di pensiero.


Facilmente individuabili sono le tematiche della bioedilizia e della architettura bioclimatica, meno semplice è la descrizione di cosa si intende per bioarchitettura senza essere fraintesi, ed essere catalogati nostalgici o all'opposto tecnocrati, quando non furbetti che cavalcano la moda. 

Fare bioarchitettura significa guardare all'uomo senza perdere di vista la natura, porre attenzione ai materiali ma anche alla complessità dell'abitare; in pratica si tratta di un atteggiamento, una filosofia quotidiana non immediatamente traducibile in numeri, quantità, tecnologie codificate. Questo perchè la bioarchitettura non tratta solo di inquinamento indoor, o di salubrità dei materiali, o di tecnologie costruttive dolci (temi tipici della bioedilizia che si basa sulla idea forte che l’involucro edilizio sia assimilabile ad una terza pelle per l'uomo, con cui deve mantenersi in equilibrio), ma non tratta nemmeno solo di risparmio energetico, o di utilizzo del solare e di altre fonti rinnovabili (argomenti tipici della architettura bioclimatica). 




Le due caratteristiche fondamentali della bioarchitettura sono la bio-compatibilità e l'eco-sostenibilità:
  • ECOSOSTENIBILITA’ è una caratteristica relativa all’ecosistema, quindi parliamo di energia, risorse, inquinamento ambientale. In sostanza agire nell'ottica della ecosostenibilità implica l’uso di poca energia fossile, l’utilizzo di materiali di provenienza locale, la scelta di materiali e tecnologie riciclabili o riutilizzabili, la valorizzazione delle risorse e il risparmio energetico.
  • BIO-COMPATIBILITA’ significa compatibile con la vita, quindi è una specificità che guarda a cicli vitali che non nuocciano all’uomo (e preferibilmente nemmeno all’ambiente), con interventi volti alla qualità ambientale e al benessere/salubrità del costruito.
In pratica la bioarchitettura comprende tutto questo e va oltre considerando ogni edificio come un organismo, con le sue relazioni geografiche e storico-culturali.

L'edificio viene progettato per essere costruito in un preciso luogo, inserito in un contesto climatico che deve essere utilizzato in modo corretto ed efficace, possibilmente minimizzando l'impatto ambientale. Per questo non esistono soluzioni preconfezionate in bioarchitettura, ma ogni situazione merita risposte specifiche che tengano in considerazione il rapporto edificio/uomo ed edificio/luogo.




Per noi fare bioarchitettura significa essere semplici e pratici attraverso l'utilizzo di materiali, spesso basici, dal basso impatto ambientale e salubri, ma anche tecnologici per poter individuare il corretto utilizzo dei materiali suddetti e delle tecnologie più idonee di volta in volta necessarie, nonché per poter controllare (attraverso programmi di calcolo) le caratteristiche energetiche, climatiche e di comfort che ogni edificio deve avere. Infine significa anche essere capaci di leggere il contesto geografico, climatico e culturale in cui si interviene per ottimizzare le caratteristiche dell'edificio, sia che si tratti di una nuova costruzione che di un edificio esistente.

Giulia Bertolucci architetto