giovedì 30 marzo 2017

COME SCEGLIERE LE PITTURE DA INTERNI

E' primavera e stai pensando di rinfrescare la tua casa con una nuova pittura per interni? Le pareti sono un po' segnate dal passare del tempo? Il bianco si è ingrigito? Questo articolo ti sarà utile per sapere quale prodotto scegliere.
Sicuramente hai pensato al colore. Magari un nuovo bianco che non sia però troppo candido per avere un'atmosfera più accogliente. Oppure qualche tocco di colore per ravvivare le stanze o per accentuare dettagli. E poi avrai forse anche pensato al tipo di pittura da interni: traspirante oppure lavabile, con finitura satinata, o addirittura scrivibile per la cameretta dei bambini.

Ma c'è un altro elemento fondamentale a cui fare attenzione nella scelta di una pittura da interni: la composizione. Perché le pitture non sono tutte uguali. 

Esistono sostanze chimiche, che possono essere contenute nelle pitture e nelle vernici, che tendono ad evaporare facilmente a temperatura ambiente provocando disturbi. 

colori pitture fai da te

Hai dei bambini? A maggior ragione devi porre attenzione allle caratteristiche delle pitture da interni perché i piccoli sono più sensibili, come del resto anche gli anziani.

Il problema maggiore si ha in presenza di contenuto di formaldeide perché questa viene rilasciata anche per anni dopo la posa. Nonostante questo aspetto critico purtroppo la formaldeide è spesso usata come conservante delle pitture, grazie alla sua economicità.
Per quello che riguarda invece altre sostanze si può dire che la tossicità varia a seconda della composizione, ma in linea generale si ha un'emissione maggiore di sostanze nocive all'inizio, cioè subito dopo la posa, e una progressiva diminuzione nel tempo. 
Non credere però che basti arieggiare la casa per qualche giorno per risolvere il problema, perché la durata di questa emissione varia a seconda del composto chimico utilizzato e può essere anche di 6 mesi e oltre.

Se vuoi tinteggiare la casa e continuare a viverci devi assolutamente scegliere pitture da interni che ti garantiscano la salubrità.

rinnovare la pittura di casa

Una persona che non vedevo da tempo recentemente mi ha raccontato una sua esperienza che mi pare significativa a proposito di tinteggiare casa.

Ti racconto di Maria che, impegnata spesso in lavori fuori sede, ha approfittato di un periodo in cui non avrebbe avuto bisogno della casa per rinnovare la pittura della camera e dello studio.
Per lavoro lei si è spesso trovata ad affrontare il tema della salubrità dei luoghi di lavoro quindi, consapevole che le vernici non sono tutte uguali e che spesso possono dare disturbi, Maria si è rivolta con fiducia alla sua impresa di imbiancature chiedendo consiglio, non tanto sul colore, quanto proprio sul tipo di pittura murale da usare per evitare di andare incontro a situazioni spiacevoli.
Rassicurata circa i suoi dubbi ha lasciato casa nelle mani dell'impresa. Al suo ritorno il lavoro era perfetto, ma Maria ha sentito subito la necessità di arieggiare. L'odore della pittura era troppo penetrante, fortuna che ottobre permette ancora di stare con le finestre aperte per lungo tempo.
Dopo mesi però Maria ha capito che il problema non è l'odore di quella pittura all'acqua, ormai fortunatamente svanito, ma deve per forza esserci qualcos'altro dato che quando passa qualche giorno in più a casa le si presenta un pizzicore alla gola.

Ed è a questo punto che ci incontriamo e mi racconta questa storia. Le spiego così che il fatto che la vernice sia all'acqua non è garanzia di assenza di tossicità, perché anche le pitture all'acqua possono contenere sostanze irritanti per le mucose o per le vie respiratorie. Ci sono infatti varie sostanze che vengono utilizzate per migliorare l'aspetto della vernice, la velocità di essiccazione, la facilità di posa, che possono essere tossiche seppure ammesse dalla normativa.

Insomma le vernici all'acqua sono certamente meno pericolose, ma non del tutto innocue, come spesso invece viene sostenuto anche dai posatori.

Nel caso di Maria nonostante tutte le cautele, il prodotto che è stato consigliato evidentemente non è esente da emissioni tossiche. Certamente è possibile che lei stessa sia particolarmente sensibile. Sta di fatto però che, come è spiegato dettagliatamente nell'articolo “Le vernici all'acqua sono innocue?” , fidarsi solo del fatto che le pitture sono all'acqua non ne garantisce la totale innocuità.

prove colori pitture da interni

Conclusioni

E' possibile che non ti capiti mai di avvertire un malessere a causa di una tinteggiatura, ma è anche possibile che tu abbia una tosse di cui non riesci a capire la causa. Indagare meglio le condizioni degli ambienti in cui trascorri la maggior parte del tempo può essere una buona pista da seguire.

La parte più difficile è sempre trovare il prodotto giusto, nella moltitudine di quelli offerti dal mercato, che sia sicuro in relazione alle emissioni di composti organici volatili tossici per inalazione. Un modo per avere maggiori garanzie di bontà di una pittura o vernice dal punto di vista delle esalazioni è cercare il marchio EC1 di cui si è parlato in questo articolo, oppure potresti cercare un altro simbolo che deve essere riportato sulle confezioni: A+. Questo fa riferimento ad un sistema di marcatura obbligatoria in Francia, ma che si può trovare sulle confezioni delle pitture da interni commercializzate anche nei centri fai da te in Italia (dove invece l'obbligatorietà non c'è).
In generale però le ditte hanno anche altri modi per dichiarare che il contenuto delle pitture sia esente o a basso contenuto di VOC e che non fanno riferimento a marcature specifiche.

Per questo è sempre opportuno andare a vedere il contenuto, cioè la composizione della pittura che si vuole usare, per capire se può essere più o meno fonte di emissioni dannose per la salute.


Giulia Bertolucci architetto



giovedì 16 marzo 2017

STORIA DI UN EDIFICIO IN TERRA BATTUTA

Chi non conosce la Cappella di Notre Dame du Haut a Ronchamp di Le Corbusier, oppure la Chiesa dell'Autostrada del Sole di Michelucci. Opere note certamente agli architetti che le hanno studiate all'università, ma conosciute anche da chi è meno addentro alla materia.
Ci sono edifici molto noti, vere e proprie icone dell'architettura, celebrati e documentati sulle riviste, nei libri, portate ad esempio nelle lezioni dei professori. Oltre il sensazionalismo esistono però anche altri edifici che, seppure siano ritenuti minori, in realtà sono molto rappresentativi.
Uno di questi è sicuramente la Cappella della Riconciliazione di Berlino realizzata in terra battuta
. Cosa ci racconta?
Questo edificio ci racconta di una comunità, della sua volontà di ricostruire e ricordare, del desiderio di farlo seguendo principi ecologici.

chiesa Berlino Terra cruda

La storia inizia nel 1949, anno della divisione della Germania in Repubblica Democratica Tedesca (Est) e Repubblica Federale Tedesca (Ovest) al termine della seconda guerra mondiale. La separazione a Berlino venne formalizzata nel 1961 con la costruzione del Muro e la creazione di quella fascia tristemente nota come “striscia della morte”. Terra di nessuno in cui venne ricompresa anche la Chiesa della Conciliazione. Grande edificio in mattoni in stile neogotico che era stato costruito alla fine dell'800. La comunità da quel momento non poté più accedere alla chiesa, né dall'est né dall'ovest, ed essa cadde in rovina. Nel 1985 il colpo di grazia, la Germania Est decise di demolire l'edificio per liberare l'orizzonte e avere una visuale migliore. Le macerie non vennero nemmeno rimosse.



Dopo la caduta del Muro nel 1989 e la formalizzazione della riunificazione tedesca l'area è ritornata accessibile e così nel 1995 il lotto dove sorgeva la chiesa venne restituito alla comunità a patto che mantenesse la destinazione d'uso. Molte le implicazioni pratiche, etiche e simboliche: la riunificazione e riqualificazione dell'area, la ricostruzione in un luogo denso di memoria e di significato assolutamente da non cancellare, il mantenimento della funzione religiosa, il rispetto di principi ecologici. Valutati alcuni progetti fu scelto quello di Sassenroth/Reitermann. Ma prima di costruirlo alcune modifiche furono necessarie.
La forma: due involucri ovali irregolari (uno ruotato secondo il vecchio edificio, l'altro con l'orientamento est-ovest tipico delle chiese), in mezzo ad un ampio spazio verde.
Il significato: il nuovo costruito posto in corrispondenza dell'altare e coro della vecchia chiesa.
I materiali: cemento armato per il nucleo interno e vetro per l'involucro esterno.
Sui primi due elementi ci fu accordo, ma le caratteristiche dei materiali non furono ben viste. Per i Berlinesi Cemento uguale Muro.
Quali potevano essere allora i materiali che meglio garantivano il mantenimento della forma e della semplicità della costruzione, oltre che essere più sostenibili sia in termini ecologici che economici? La terra battuta e il legno.

Berlino Chiesa Terra cruda interno

Il risultato?
Un edifico contemporaneo con un nucleo interno in terra battuta, realizzato sotto la guida di Martin Rauch, e un involucro esterno in listelli di legno, che crea uno spazio intermedio con una luce graduata che prepara al raccoglimento della preghiera. Il sistema di realizzazione utilizzato è molto simile a quello del cemento ma decisamente meno energivoro, con casseforme in cui viene gettata l'argilla umida appositamente selezionata, mista a fibre di lino, poi costipata per strati successivi ottenendo anche l'effetto decorativo rigato delle pareti. Nella miscela terrosa sono state aggiunte anche le macerie triturate della chiesa originaria aumentando il valore simbolico, estetico ed ecologico della costruzione.

Berlino chiesa terra cruda interni

La Cappella della Riconciliazione è uno dei più grandi edifici pubblici costruiti in terra battuta portante. Il cantiere è stato oggetto di sperimentazione dato che all'epoca (1999 – 2001) in Germania mancava una norma specifica che permettesse l'autorizzazione di tale tipo di costruzione – in Italia manca tutt'ora. Certo le complicazioni non sono mancate. Durante i lavori si dovette far fronte a problemi statici inserendo dei rinforzi in acciaio (poi annegati nella parete di argilla) che garantissero la tenuta soprattutto in prossimità delle aperture e al coronamento della cella interna.

Berlino chiesa rammed earth

Conclusioni
L'utilizzo di argilla naturale, materiale poco energivoro, rinnovabile e riutilizzabile perchè lavorato senza aggiunta di prodotti di sintesi agglomeranti ed essiccanti; la rinuncia a qualsiasi tipo di impianto di riscaldamento; il coinvolgimento di maestranze volontarie da tutta Europa in affiancamento a quelle professionali, testimonia la forza della scelta e la coscienza sociale ed ambientale della committenza.
Nel complesso quest'architettura considerata minore ci dimostra come si possa sempre fare meglio, e come la povertà di un materiale come la terra battuta possa costituire una ricchezza.

Da poco più di un secolo si costruisce con il cemento, considerandolo erroneamente un materiale migliore e più durevole di altri. Di fatto è un materiale rigido che ha sempre bisogno di maggiore ferro per poter resistere alle prove di forza imposte dagli eventi naturali e dalla normativa. Un materiale freddo prodotto con un notevole dispendio di energia. La terra invece è la materia che fin dalle origini si è prestata a vari usi, anche costruttivi, grazie alle caratteristiche di plasticità. Chi non ha mai messo una mano nel fango per gioco?

Purtroppo in Italia non è oggi possibile costruire in terra battuta portante, ma certo si possono realizzare tamponamenti e intonaci che permettono comunque di beneficiare delle notevoli proprietà igroscopiche dell'argilla cruda. Essa favorisce infatti la stabilizzazione della temperatura e il controllo dell'umidità all'interno degli ambienti che per questo risultano naturalmente più confortevoli con conseguente minor necessità di impianti. Per non parlare del bellissimo aspetto delle superfici in argilla cruda che risultano naturalmente accoglienti. 


Giulia Bertolucci architetto



giovedì 2 marzo 2017

COS'E' L'ARCHITETTURA BIOCLIMATICA

Inizio questo post con tre osservazioni: (1) l'essere bioclimatico NON E' una proprietà di un materiale, come vorrebbe farci credere un'azienda che marchia i propri prodotti in sughero come nell'immagine (ma forse non è l'unica); (2) architettura bioclimatica NON E' un sinonimo di bioarchitettura, come ho recentemente letto in un libro; (3) mettere i pannelli solari sul tetto NON E' fare architettura bioclimatica.

da quando il sughero è bioclimatico

Un buon edificio deve garantire condizioni di benessere per le persone e per questo il comfort dovrebbe essere una priorità per la progettazione e realizzazione di architetture. Banale? Non proprio dato che esistono molti edifici che funzionano male. Come dice il prof. Rogora “peggio del clima”. Tutt'oggi gli edifici raramente risultano dotati di un efficace isolamento termico ed ancora meno frequentemente sono dotati di sistemi per il guadagno termico.
Se, per avere condizioni di comfort, devo ricorrere a impianti e all'uso massiccio di energie esterne, magari non rinnovabili, significa che ho un edificio in cui devo investire costantemente molti soldi perdendo la possibilità di usarli per scopi migliori. Qual'è allora il modo di investire meglio i risparmi?

Esiste il modo per costruire correttamente gli edifici affinché siano efficienti dal punto di vista energetico e confortevoli?

Molti pensano ancora all'edificio come all'insieme di varie componenti di cui una parte sono le dotazioni tecnologiche, per cui quando vogliono ottenere riduzioni sui costi energetici fanno molta attenzione all'efficienza degli impianti. In realtà ciò che importa veramente è l'efficienza del sistema edilizio. Questo perché alcune funzioni che vengono demandate agli impianti possono essere trasferite all'edificio pensandolo come un organismo che percepisce le variazioni di temperatura, interagisce in modo positivo con il suo intorno ambientale e con il cambiamento delle condizioni climatiche.
E' certamente possibile progettare scegliendo sistemi impiantistici meno voraci di energia ma è possibile anche mirare a ridurne la necessità facendo attenzione alla forma e inerzia degli edifici, ai materiali, ai componenti. Come? Applicando scelte bioclimatiche.




Negli anni '70, nel momento in cui la crisi energetica portò alle stelle il costo dei combustibili fossili, i concetti bioclimatici e le tecnologie solari furono viste come una possibile soluzione per ridurre la domanda di energia e il ricorso alle fonti fossili. Dato che le scelte architettoniche e tecnologiche influiscono sull'efficienza energetica degli edifici, sulla salubrità degli ambienti interni e quindi sul benessere delle persone, l'architettura bioclimatica usa gli elementi naturali del luogo per costruire edifici termicamente efficienti e in grado di soddisfare le necessità di comfort per le persone, senza l’uso di impianti di climatizzazione.

Progettare con criteri bioclimatici significa avere a riferimento due fattori che sono espressi nella parola stessa: BIO cioè attenzione alla persona, al benessere umano + CLIMA cioè l'insieme degli aspetti climatici di un luogo, le risorse rinnovabili come sole, acqua, vento, e anche quelle fisico-ambientali del territorio come vegetazione, terreno, orografia.
Con una progettazione attenta è possibile allora controllare il microclima domestico, ottimizzare l'irraggiamento solare per raggiungere notevoli guadagni termici, e sfruttare le fonti naturali per l'illuminazione, la ventilazione e il raffrescamento degli ambienti interni. Il tutto sempre con l'obiettivo di creare spazi con le migliori condizioni di salubrità, di comfort (termico e igrometrico) indipendentemente dagli impianti di climatizzazione, e il minor consumo di energie.

definizione bioclimatica

Conclusione
La progettazione bioclimatica si basa sulla concezione passiva solare di un edificio e per questo se si vogliono ottenere degli effettivi vantaggi è necessario conoscere, saper interpretare i dati climatici, sapere effettuare i diagrammi, le simulazioni e le previsioni di comportamento dell'edificio, saper valutare l'efficienza di forma al sole e al vento, gli ombreggiamenti, la distribuzione ottimale degli spazi e degli accorgimenti di captazione passiva. Esistono molte esperienze e sperimentazioni che a partire dagli anni '60 hanno permesso di trarre informazioni utili, oggi riportare nella letteratura specialistica, ed esistono molte soluzioni bioclimatiche applicabili agli edifici. Tra i più noti: serre solari, muri di Trombe Michelle, accumuli isolati, finestre solari, sistemi di captazione del vento o di innesco per la ventilazione naturale, ma per poter essere applicate devono essere valutate per quello che riguarda l'efficacia in ogni caso specifico.

La bioclimatica è una vera e propria materia, per questo se si vuole ottenere il reale funzionamento bioclimatico di un edificio, o di un insediamento, si devono effettuare studi che non tutti sono in grado di fare. 


Giulia Bertolucci architetto