giovedì 29 giugno 2017

EFFICIENZA ENERGETICA O SALUTE ?


E' possibile che l'efficienza energetica di un edificio venga prima della salute dei suoi abitanti?

Per migliorare il comfort termico e le prestazioni energetiche delle case a volte mettiamo a rischio la nostra stessa salute.
In questo articolo ti spiego con esempi perchè, quando si vuole migliorare la prestazione termica della casa, non si deve dimenticare di garantire la salubrità per le persone.



Da molti anni prima dell'entrata in vigore delle principali normative energetiche ho promosso e realizzavato edifici energeticamente efficienti, dove però la qualità energetica è solo uno dei vari elementi che definiscono un edificio sostenibile per l'uomo e per l'ambiente.
La corsa all'efficientamento, se da un lato rispetta una necessità, dall'altro promuove comportamenti solo energeticamente virtuosi perdendo uno degli obiettivi principali che rimane la salute delle persone.

Ti sembra impossibile? Provo a spiegarti cosa intendo con due esempi.

Primo esempio: sostituzione vecchi infissi

Uno degli interventi più comuni per migliorare l'efficienza energetica di una casa è la sostituzione di tutte le finestre con nuovi infissi a perfetta tenuta termica e tenuta all'aria. In questo modo si riducono le dispersioni di calore a tutto vantaggio della riduzione dei consumi e delle emissioni in atmosfera. Ma cos'altro accade quando si eliminano gli spifferi? Possono comparire le muffe!
Guarda caso proprio quello che avviene sempre più frequentemente nelle case costruite fino a 10/15 anni fa.
Lo spiffero, se da un lato è una dispersione, dall'altro è un ricambio d'aria che garantisce un rinnovo costante. Con le case sempre più sigillate e la tendenza a vivere la casa nelle ore serali e notturne si determina un sovraccarico di vapore acqueo che, se non smaltito, consente di creare il giusto ambiente per l'attecchimento di muffe e batteri. Risultato? La casa è energeticamente più efficiente, ma l'aria interna è meno salubre dato che la stagnazione degli inquinanti interni può portare a patologie dell'apparato respiratorio, come asma o allergie.
Non sto dicendo che non si deve migliorare la qualità degli infissi approfittando anche degli incentivi economici. Anzi. Ma si deve fare considerando e gestendo anche tutti gli effetti collaterali.
(per approfondimenti vedi l'articolo "quando lo spiffero è salutare per la casa"  oppure "3 elementi chiave per una casa sana" )

Secondo esempio: efficienza della caldaia

Forse in occasione di un controllo annuale ti sarà capitato di dover fare un trattamento chimico dell'acqua per migliorare l'efficienza della caldaia.

In breve: la normativa (DPR59/09 ,decreto attuativo del D.L.gs 192/05) dice che in caso di impianto di riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria (cioè quella che si usa in cucina e in bagno) e in presenza di acqua "dura", cioè di durezza temporanea superiore ai 15 gradi francesi, si deve prevedere un trattamento chimico o un addolcimento dell'acqua del circuito per evitare incrostazioni interne e quindi assicurare efficienza alla caldaia.

Tutto questo riguarda veramente solo l'efficienza della caldaia? In realtà NO!
Devi sapere che il trattamento chimico richiesto dalla norma per impianto con caldaia di potenza inferiore a 100kW è costituito da un "anticalcare" a polifosfati che di fatto non elimina il calcare, ma evita solo che si depositi. In sostanza il sistema non fa altro che sciogliere nell'acqua che entra in caldaia una quantità di polifosfati. Si hai capito bene POLIFOSFATI, che quindi poi si ritrovano nell'acqua con cui si cucina, si beve e ci si lava.

Che cosa sono i polifosfati?

Il polifosfato è un prodotto chimico (E452) che viene aggiunto in moltissimi prodotti alimentari, dagli insaccati ai formaggi spalmabili, dalla maionese al pesce, e serve per trattenere l'umidità all'interno degli alimenti. Ma il fatto che sia usato nel settore alimentare non è garanzia di innocuità. Perchè?
La ricerca dice che questo prodotto chimico nelle tubature evita che il calcare si depositi, ma nel nostro corpo rende inutilizzabile il calcio che ingeriamo, facendo perdere valore nutritivo agli alimenti. Alcuni studi hanno messo in evidenza anche che il consumo di polifosfati possa determinare un aumento del colesterolo e l’insorgenza di disturbi a carico dei reni.
Allora è giusto chiedersi: perchè dobbiamo essere costretti ad utilizzare prodotti chimici pericolosi per la salute per un' efficienza energetica di pochi punti percentuali?

Conclusione

Abbiamo passato secoli a migliorare la qualità e l'igiene dell'ambiente in cui viviamo ed oggi (seppure involontariamente) rischiamo un drastico passo indietro riducendo la salubrità dell'aria e dell'acqua delle nostre case.
L'obiettivo comfort termico ed efficienza energetica non puo farci mettere a rischio la salute.


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Rodolfo Collodi architetto




giovedì 8 giugno 2017

LUCE NATURALE E COMFORT ABITATIVO

Il modo in cui gli edifici sono costruiti influisce non solo sulle percezioni, ma sulla salute stessa delle persone. Di questo in parte ho già scritto parlando della qualità dell'aria indoor, ma oggi voglio affrontare il tema della luce naturale.

studi luce naturale

Il comfort abitativo è dato dalla possibilità di ognuno di mantenere uno stato di benessere. Questo “star bene” è condizionato sia da fattori misurabili che da sensazioni individuali.
Il nostro corpo è in costante adattamento per mantenere un equilibrio, attraverso autoregolazioni che possono portare anche a sensazioni spiacevoli e a manifestazioni di disagio, ad esempio la copiosa sudorazione per il troppo caldo o i brividi di freddo. Lo stato di momentaneo malessere è l'indicazione della “fatica” che il corpo sta facendo per mantenere l’equilibrio.

Un edificio, o una stanza, non può essere pensato come un contenitore neutro perché materiali, forme, luce, colori, suoni sono qualità con le quali ognuno interagisce.

Lo star bene in un luogo allora dipende:
  • da condizioni ambientali oggettive e misurabili come temperatura dell'aria e delle superfici, umidità, presenza/assenza di rumori, qualità dell'illuminazione, qualità dell'aria intesa in termini di purezza e assenza di sostanze tossiche per l'uomo, campi elettromagnetici
  • da altre variabili personali del tutto soggettive come abbigliamento e attività che si sta svolgendo, condizioni di salute, età.
Se sui fattori soggettivi in quanto tali non è possibile influire in modo efficace e se i parametri acustici e termoigrometrici sono ormai materia trattata, grazie alla presenza di normative specifiche, discorso a parte va fatto per quello che riguarda gli aspetti di qualità dell'aria e di qualità della luce naturale.

luce naturale

Luce naturale o artificiale?

Per quello che riguarda la luce naturale dico subito che le norme, prese generalmente a riferimento per stabilire le dimensioni minime delle finestre, sono assolutamente inadeguate a definire condizioni di benessere riguardo alla presenza di luce naturale, che di fatto incide sul ritmo metabolico delle persone ed è fondamentale per il benessere psicofisico.

Nello specifico la norma, risalente agli anni '70, dice che tutti i locali degli alloggi, tranne i vani scala, i ripostigli e simili, devono fruire di illuminazione naturale diretta adeguata alla destinazione d'uso e che l'ampiezza delle finestre deve essere proporzionata in modo da assicurare il valore del Fattore Medio di Luce Diurna (FMLD) minimo del 2%, mentre la superficie apribile deve essere maggiore ad 1/8 della superficie del pavimento. Questo disposto risale al 1975 ed è stato recepito solo in parte perché la regola del 1/8, che dovrebbe riguardare solo l'areazione di una stanza, in realtà viene comunemente applicata per dimensionare le finestre ed è accettata dai regolamenti edilizi.

Stai pensando che se comunemente il rapporto aeroilluminante di 1/8 è accettato come unico parametro, allora significa che è sufficiente a stabilire la corretta dimensione delle finestre?
Beh, non è così!


Il fattore medio di luce diurna consente di valutare una serie di elementi che influiscono sulla reale luminosità di una stanza: spessore del muro, dimensione dell'infisso, tipologia del vetro, posizione della finestra rispetto al filo della facciata, presenza di elementi di protezione solare fissi o mobili, presenza di ostruzioni (ad esempio alberi o altri edifici più alti), colori delle pareti della stanza. Tutti aspetti che con la regola del 1/8 non sono minimamente valutati.

Per ottimizzare la luce naturale non è sufficiente fare le finestre più grandi, anzi agire in questo modo può all'opposto creare altri disturbi quali l'abbagliamento, ma è necessaria una maggiore attenzione al perché si fanno determinate scelte.

luce naturale 2

Luce naturale e benefici

La propagazione della luce in un ambiente può essere descritta secondo regole di tipo geometrico-matematico, ma l'occhio umano non risponde in maniera passiva e costante agli stimoli luminosi, anzi ha un comportamento variabile in relazione all'intensità, al tipo (naturale o artificiale) e alla direzione di provenienza della luce.

Attraverso la vista, l'ambiente che ci circonda è tenuto costantemente sotto controllo alla ricerca di informazioni utili. Per svolgere un'attività sono necessarie delle condizioni luminose precise (per le quali ci sono normative specifiche), esistono però dei bisogni latenti legati alla natura biologica dell'uomo e quindi direi sempre presenti: sono le necessità biologiche, del tutto inconsce, che la luce naturale soddisfa. Queste sono ad esempio esigenze di orientamento spaziale e temporale, cioè di localizzazione percorsi, di riconoscimento gerarchie tra oggetti e sfondo, di sicurezza riguardo l'assenza di pericoli ecc.

Ma la luce naturale soddisfa anche altre necessità biologiche quali:
  • la conferma dello scorrere del tempo. Le nostre funzioni vitali (sonno, veglia, appetito, temperatura corporea) sono sincronizzate con il ciclo solare. In pratica il nostro sistema biologico regola il proprio ritmo quotidianamente in base agli stimoli luminosi naturali che riceve
  • il bisogno di mantenere il sistema percettivo costantemente in funzione grazie alle variazioni di stimolo nel tempo, cosa peraltro che ha anche un benefico effetto psicologico. La luce naturale è caratterizzata da intensità, durata, distribuzione, spettro e tempo, e varia queste sue cinque componenti a seconda della latitudine e longitudine. Come conseguenza diretta si attivano diversi meccanismi fisiologici dell'organismo. Inoltre è stato dimostrato che l’essere umano non ama la monotonia, ma ricerca costantemente il cambiamento anche negli ambienti interni. Quindi un clima artificiale mantenuto costante finisce con l’offrire meno benessere.
Conclusioni

La sensazione di malessere determinata dalle variazioni repentine nel nostro ritmo circadiano dovuta a spostamenti veloci in luoghi molto distanti tra loro è nota come jet-lag, ma esistono sintomi meno repentini e manifesti che sono legati al fatto che trascorriamo la maggior parte del nostro tempo in ambienti confinati. E' allora fondamentale ottimizzare l'apporto di luce naturale sia per il risparmio energetico, sia perché tramite essa è possibile stimolare positivamente l'organismo influenzando il suo stato di benessere.


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Giulia Bertolucci architetto