giovedì 23 novembre 2017

RICONOSCERE SUBITO I MATERIALI ECOLOGICI

L'attenzione alla qualità dei materiali edili sta aumentando sempre più anche a causa dell'obbligo di legge di lavorare in cantiere solo prodotti marcati CE e dotati di certificazioni riconosciute.
Riprendo in questo post un argomento di cui ho parlato nell'articolo “Come riconoscere i materiali sostenibili?” per approfondire il tema delle Etichette Ecologiche di tipo 1, in particolare di quelle più utilizzate in edilizia: NATUREPLUS e ICEA-ANAB.

ecological product labels

Cosa sono le etichette ecologiche?
Esistono marcature ecologiche di tipo 1, 2 e 3, tra di loro non equivalenti e tutte di tipo volontario.
In questo articolo vediamo le etichette di tipo 1 specifiche per edilizia, quindi non si parla dell'Ecolabel che è un'etichetta molto nota a livello Europeo, ma che viene rilasciata per svariate tipologie di prodotti (detergenti, carta, calzature, rivestimenti, ecc.) e anche a servizi o attività ricettive come campeggi, agriturismi, hotel e simili.

Le etichette ecologiche di tipo 1 sono emesse da organismi indipendenti (nazionali o internazionali), cioè enti terzi diversi dal produttore, fornitore o distributore. Esse vengono assegnate sulla base di un'analisi applicata a tutte le fasi di vita di un prodotto che tiene in considerazione molteplici criteri, differenti a seconda della categoria esaminata. La procedura di assegnazione, le categorie, i criteri ambientali, le caratteristiche funzionali dei prodotti che vengono certificati e le soglie limite (ad esempio in riferimento a fattori ambientali come emissioni, energie utilizzate ecc) sono stabilite in base alla norma UNI EN ISO 14024:2001.

Non esiste però un obbligo all'etichettatura di un prodotto, quindi si tratta sempre di un percorso volontario che un produttore decide liberamente di affrontare per poter evidenziare sul mercato le qualità ambientali della propria merce.

Detto questo di seguito elenco le due marcature che ho scelto:

La prima è NATURE PLUS 

Il marchio NaturePlus è nato in Germania nel 2001 e negli anni ha notevolmente ampliato la sua influenza in Europa. L'etichettatura è specifica per i prodotti edili e fa capo all'Associazione Internazionale per il Costruire e l'Abitare sostenibili all'interno della quale convergono: istituti di certificazione, associazioni ambientaliste, associazioni di consumatori, enti sostenitori della bioedilizia, sindacati, produttori, rivenditori, imprese e progettisti.

Questo marchio di qualità è un utile strumento di orientamento nella scelta di prodotti da costruzione sostenibili, rispettosi dell'ambiente e della salute poiché tutti quelli che ottengono l'etichettatura sono rigorosamente testati secondo tre standard generali: impatto sul clima, abitare sano e salubrità per l'uomo, sostenibilità.

Nature Plus Certificate

Che cosa certifica precisamente questo marchio?

Possono ottenere la certificazione solamente i prodotti costituiti per almeno l’85% da materie prime rinnovabili, rigenerabili o di origine minerale. L’estrazione delle materie prime è scrupolosamente controllata e i componenti sintetici sono severamente regolamentati e limitati al minimo. In questo modo il marchio garantisce l'eliminazione delle emissioni nocive, la riduzione dell’utilizzo di fonti energetiche di origine fossile e di risorse non rinnovabili. Nel processo di certificazione molta attenzione è posta anche agli aspetti di salubrità per l'uomo per cui, per alcune categorie di prodotti, vengono svolti test specifici per assicurare che non abbiano impatti negativi sulla salute.
L'utilità e la durabilità dei prodotti sono ulteriori condizioni per l’ottenimento del marchio Natureplus.

I criteri per la certificazione sono definiti scientificamente in base ai limiti più restrittivi vigenti nei vari paesi europei, in molti casi vengono stabiliti valori limite ancora più restrittivi rispetto agli standard normativi. Ogni prodotto deve rispettare sia i criteri di base generali che i criteri specifici per la propria categoria di appartenenza e per la tipologia, oltre che tutte le disposizioni normative vigenti nel proprio paese di provenienza.
Per il rilascio dell'etichetta NaturePlus sono previsti anche sopralluoghi in stabilimento.

I prodotti che possono avere questo marchio comprendono pavimentazioni, elementi per manti di copertura, materiali isolanti da materie prime rigenerabili, materiali isolanti da materie prime minerali, pitture, vernici e smalti, elementi in legno, collanti, blocchi per murature, intonaci, malte e collanti, pannelli, sistemi isolanti composti.

La seconda marcatura che ho scelto è ICEA e ANAB-ICEA 

Questa etichetta viene rilasciata su varie categorie di prodotti tra cui i materiali da costruzione. Nello specifico ICEA è l'Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale e il suo marchio attesta che i prodotti edili certificati 
1) hanno un ridotto impatto sull’ambiente; 
2) sono ottenuti attraverso processi produttivi con ridotte emissioni in atmosfera e in acqua e con ridotti consumi energetici; 
3) riducono il rischio delle emissioni di inquinanti e favoriscono il comfort interno nell’ambiente costruito.

marchio ecologico ANAB ICEA

Il profilo ambientale dei prodotti cui viene rilasciata la marcatura è definito applicando il metodo LCA (Life Cycle Assessment) che valuta, durante tutto il ciclo di vita e attraverso specifici indicatori, la buona gestione ambientale in termini di consumo di risorse e di emissione di sostanze inquinanti.
L'etichetta è applicabile a molti prodotti: tessili, imballaggi, materiali per la bioedilizia, prodotti per l’arredamento, pubblicazioni, cosmetici ecc. In linea generale con questa certificazione si analizzano i flussi di materia ed energia al fine di determinare il contributo di ciascun prodotto in termini materie prime vergini risparmiate, riduzione dei consumi energetici e minimizzazione della produzione di rifiuti.

La certificazione specifica per i prodotti per la bioedilizia viene rilasciata in accordo con ANAB (Associazione Nazionale Architettura Bioecologica) attraverso una serie di indagini e analisi che comprendono prove sul prodotto e verifiche ispettive. Le prove sul prodotto, condotte da laboratori esterni, sono finalizzate a stabilire che esso, non solo risponda efficacemente all'impiego dichiarato, ma soprattutto che non contenga sostanze pericolose per l'uomo e l'ambiente e che sia ottenuto prevalentemente da materie prime facilmente rinnovabili e/o materie seconde. Le verifiche ispettive presso lo stabilimento di produzione sono invece finalizzate ad accertare la corretta gestione dei processi di fabbricazione, nonché l’efficienza dei processi e delle prassi che possono avere un impatto sull’ambiente o sulla salute e sicurezza dei lavoratori.

Sarebbe possibile una maggiore uniformità nelle certificazioni?

Ritengo di sì, tant'è che nell’ottica di una collaborazione internazionale, nel tentativo di unificare i criteri e di avere un maggior numero di prodotti edili certificati, pare sia possibile un accordo tra ANAB-ICEA e Natureplus® per un reciproco riconoscimento dei marchi per le aziende che intendono ottenere le due etichettature

Conclusioni

In attesa di accordi di unificazione e di un numero maggiore di prodotti marcati quello che posso dire è che le etichette ecologiche sono di tipo volontario, perciò le ditte del settore edile devono sostenere un costo per ogni certificazione. Tutto questo ad oggi si traduce in una scarsità di offerta sul mercato di prodotti per edilizia marcati.

Come ho già detto in precedenza con l'esperienza ho sperimentato che esistono in commercio prodotti migliori in termini di salubrità, benessere e anche sostenibilità ambientale rispetto a quelli marchiati. Solo la conoscenza dei materiali e la lettura critica delle informazioni fornite può ad oggi dare maggiore certezza di rispetto ambientale e qualità indoor.

Importante quindi è farsi aiutare da chi questo tema lo ha già affrontato ed è in grado di interpretare correttamente le informazioni fornite dalle ditte produttrici senza fermarsi alla dicitura bio.... o eco....


Giulia Bertolucci architetto



giovedì 2 novembre 2017

LA CASA DEL FUTURO DAI CARTONI ANIMATI

In occasione della manifestazione Lucca Comics & Games 2017 voglio parlare di come le visioni futuristiche degli anni '60 e '70 hanno influenzato i disegnatori e gli architetti.
Iniziamo questo breve viaggio fotografico tra le case del futuro tra realtà e finzione.
Come ci si aspettava di vivere nel futuro (il nostro contemporaneo) quando negli anni '60 i disegnatori crearono i Jetson? La serie nata nel 1962 e andata in onda fino a fine anni '80 che in Italia si chiamava I Pronipoti. Come si pensava sarebbero state le case del futuro?

case futuro dei Jetson

In quel cartone animato le case del futuro erano sospese nello spazio, disegnate come delle astronavi dove tutto era avvolgente e automatizzato. Ovviamente qualcuno cercò di portare questa visione nella realtà, come Suuronen, architetto Finlandese che alla fine degli anni '60 progettò e realizzò la Futuro House in forma di bolla. Una navetta aliena atterrata in mezzo ad altri edifici.
La casa del Futuro, in linea con le innovazioni del momento, era fatta in resina ed era costituita da elementi prefabbricati che venivano assemblati per ottenere la costruzione completa.

Casa Futuro a Los Angeles e ad Idyllwild 

Questa casa-astronave era nata per essere usata come rifugio in siti montani, quindi di dimensioni ridotte, facile da trasportare e collocare, completamente equipaggiata. Infatti le “Case Futuro”, di forma sferica schiacciata e diametro di appena 8 metri, venivano consegnate interamente assemblate sia per quello che riguarda la struttura che per le dotazioni e gli arredi.

Nonostante rispondesse perfettamente ai criteri per cui era stata progettata, questo tipo di casa, a dispetto del nome, non ebbe un gran futuro, seppure ce ne siano un po' in ogni continente.

QUI trovi la mappa.

Di nascita poco successiva ai Jetson sono i Barbapapà (1971) con la loro casa composta da celle sferiche. Nell'architettura realizzata, questa forma si ritrova nelle opere dell'architetto Ungherese Antti Lovag, che proprio negli stessi anni si avvicina all'architettura organica e inizia a sperimentare abitazioni in armonia con la morfologia umana. Dalla fine degli anni '70 all'inizio degli anni '90 costruisce diverse residenze “a bolle”, tra cui la Maison Gaudet classificata patrimonio storico da parte del ministero della Cultura Francese, che si trova nel parco naturale delle prealpi della costa azzurra, vicino a Nizza, e il “palazzo di bolle” divenuto poi di proprietà dello stilista Pierre Cardin che lo espanderà ulteriormente, che si trova sulla costa a una decina di chilometri da Cannes.

Casa dei Barbapapa e Maison Gaudet

Ancora oggi però ci sono architetti che nel pensare la casa del futuro si possono considerare ispirati dalle case dei Barbapapà. E' il caso dello spagnolo Moises Alvarez Yela che ha pensato a una casa di forma libera che può essere anche autocostruita. Si chiama Forma Libre proprio perché ognuno può scegliere di sviluppare la casa come desidera grazie alla struttura composta di barre di ferro poi rivestita di tela grezza e gettata in calcestruzzo. Pare che la proposta accolga il favore del pubblico. Forse perché risulta economica e di veloce realizzazione, seppure con fattezze discutibili.

Il clima degli anni '60 e '70 in cui sono nati certi fumetti e animazioni e in cui si sono formati alcuni architetti ha certamente influenzato sia il mondo immaginario che quello reale.
Oggi, al contrario, accade che le ambientazioni dei cartoni animati siano ispirate alle visioni di architetti del passato. E' questo il caso di Futurama, nato nel 1999 e rimasto in onda fino al 2013, dove l'immagine della città futura (possibile) è riconducibile ai disegni visionari di Antonio Sant'Elia.

Futurama e Antonio Sant'elia

Conclusioni

Ancora oggi molti architetti cercano di concretizzare degli edifici visionari, ma la vera innovazione del futuro probabilmente non è da ricercare nella forma bensì nella sostanza.

L'automazione, il basso impatto ambientale, i ridotti consumi sono gli obiettivi della casa del futuro. Ecco perché la casa contemporanea assomiglia più alla casa di Doraemon il gatto robot azzurro. In quel fumetto manga diventato poi anche un cartone animato la casa è un edificio leggero, con un giardino annesso, struttura in legno e divisori interni scorrevoli in carta. Il tutto arredato con semplicità e linearità.

Casa di Nobita e Doraemon

In sostanza la casa contemporanea guarda sempre più alle tecniche costruttive tradizionali, innovate dalle opportunità offerte dalle tecnologie in continua evoluzione. Materiali semplici, spesso naturali, affiancati dall'automazione delle funzioni. 
E la casa del futuro prossimo non sarà così diversa dalle case di oggi.


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Giulia Bertolucci